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Intervista alla capitana Raffaella Masciadri

Si dice che il Capitano sia l’esempio. Esempio morale e sportivo, etico ed atletico. Esempio per chi è in campo ma anche per chi è fuori. Non a caso, Raffaella Masciadri è il Capitano del Famila Wuber Schio, squadra Campione d’Italia per il quarto anno consecutivo, e della Nazionale italiana di basket femminile. È unica per palmares, carisma e mentalità: per questo è uno dei punti di riferimento di tutte le ragazze che iniziano a palleggiare sotto canestro, perché è l’incarnazione della giocatrice leale, talentuosa e vincente che tutte sognano di essere. A quasi trentasei anni è sempre lì: al primo giorno di allenamento per la preparazione della nuova stagione, è tra le prime a scendere in campo e tra le ultime a tornare negli spogliatoi. Sembra avere davvero il passaporto del tempo, quello che ti permette di accumulare ancora esperienza senza avere la percezione degli anni che passano.

Siamo all’inizio della tua ventunesima stagione professionistica, la tredicesima da quando sei a Schio. In questi anni hai vinto la bellezza di tredici scudetti e hai alzato, in media, più di un trofeo all’anno, eppure hai iniziato ad allenarti al PalaRomare diversi giorni prima del raduno ufficiale con la squadra. Questo denota chiaramente la tua natura di vincente, e come in te non ci sia alcun segno di appagamento: dove si trovano energie e stimoli sempre nuovi per iniziare l’ennesima stagione da protagonista?

Le energie e gli stimoli li trovi sempre dentro di te, perché nonostante il basket sia uno sport di squadra, quindi composto da tante singole giocatrici, la motivazione di ognuna di esse è determinante per il risultato finale. Come ogni sportivo, quindi, bisogna andare a ricercare questo dentro di sé. Personalmente sono stata fortunata perché nella mia carriera ho giocato solo in due squadre, e due squadre di altissimo livello che hanno vinto tanto: sia a Como che a Schio, è bello allenarsi e giocare perché alla fine si vince e si alzano i trofei. Ma alla vittoria bisogna arrivarci, con lavoro, sacrificio e costanza. Ho sempre detto che finché il fisico terrà, e mi divertirò, continuerò a giocare. Poi ogni anno si ricomincia sempre da zero, perché per me è come se fosse il primo giorno di scuola, quindi parto sempre con tanto entusiasmo e tanta voglia di fare: indipendentemente dall’età, dall’essere giovani o dall’essere più grandi, c’è sempre qualcosa da imparare, qualcosa in cui migliorarsi, aspetti del gioco sui quali continuare a lavorare. Riuscire a giocare ad alto livello in Italia, in Europa, ed in Nazionale, è uno stimolo che ti aiuta sempre nell’affrontare una nuova stagione, perché sai che sono esperienze che ti arricchiscono profondamente. Probabilmente per me sarà più difficile smettere di giocare che continuare anno dopo anno.

Anche quest’anno Schio è intervenuta sul mercato, portando in orange Marzia Tagliamento, una delle migliori giovani giocatrici italiane, Nuria Martinez e Nwal-Endéné Miyem, giocatrici di talento ed esperienza, confermando quindi la volontà di continuare a rinforzare un gruppo che possa far bene sia in Italia che in Europa: da Capitano, quale stagione ti aspetti?

Mi aspetto sempre una stagione ottima. Logicamente cercheremo di raggiungere l’obiettivo più alto possibile sia in campionato che in Eurolega. Certo non è mai facile: bisogna superare tanti ostacoli durante l’annata, quindi, ora, ad inizio stagione, è difficile dire quello che sarà. Di sicuro bisogna fare un ringraziamento speciale al presidente Marcello Cestaro e alla società, che per l’ennesima volta, nonostante il momento di difficoltà generale che si sta attraversando, ha dimostrato di tenere a noi giocatrici e ai tifosi: infatti non è semplice riuscire a creare e a mantenere nel tempo una squadra a questo livello. Gli innesti che sono arrivati sono sicuramente di grande spessore e ancora una volta il presidente ha dimostrato di credere in noi: visto il risultato dello scorso anno in Eurolega, le ragazze arrivate quest’anno ci aiuteranno a completare la nostra opera anche lì. Il ritorno di Nuria Martinez è sicuramente molto gradito: è già stata qui a Schio qualche anno fa dimostrando tutto il suo talento, nonostante un infortunio che non le ha permesso di giocare per metà stagione. Miyem è una giocatrice il cui curriculum parla da solo, vista l’esperienza maturata sia in Europa che con la Nazionale francese e sono certa che dimostrerà tutte le sue doti. Stesso discorso per Marzia Tagliamento che purtroppo si sta riprendendo da un brutto infortunio, ma fortunatamente avrà più di metà stagione per essere con noi: è un giocatrice giovane, forte, seria, con un fisico esplosivo, quindi non credo avrà tante difficoltà a mettersi a disposizione per aiutare la squadra e sono sicura che per lei sarà facile entrare nelle rotazioni.

Il mercato in Italia ha visto molte squadre rinforzarsi: Ragusa ha fatto innesti importanti, anche in funzione dell’EuroCup, così come Napoli, San Martino di Lupari, Lucca e Venezia che hanno allestito dei roster importanti. Ti aspetti un campionato dove ci sarà un gruppo di squadre che si darà battaglia in testa alla classifica o credi che alla lunga usciranno fuori solo due di queste?

Mi auguro, naturalmente, che ci sia un gruppo di più squadre che si contendano il primo posto in classifica, perché credo che un campionato competitivo ed avvincente possa essere lo spettacolo migliore sia per i tifosi che ci seguono costantemente, che per chi si avvicina al nostro sport. Tutte queste squadre hanno fatto un mercato importante, ma per vincere è necessario creare una chimica di gruppo che è difficile raggiungere. Sono sicura, però, che tutte ci daranno del filo da torcere.

Ragusa quest’anno sarà impegnata in Europa per la prima volta nella sua storia e Schio vorrà cercare di centrare l’obiettivo delle Final4 che lo scorso anno è sfuggito davvero per poco: quanto incideranno le Coppe europee in ottica campionato, con un grande dispendio di energie fisiche e nervose, e con le molte trasferte da affrontare?

Alla fine noi siamo abituate: probabilmente siamo l’unica squadra che ha sempre fatto sia il campionato che le Coppe europee e credo che se giocassimo solo in Italia, probabilmente avremmo maggiori difficoltà, perché non siamo abituate ad allenarci un’intera settimana per preparare una sola partita. Credo sia positivo avere impegni ravvicinati: certo, fisicamente può essere molto dispendioso, ma la squadra è stata creata appositamente con dodici giocatrici così che ci possano essere recupero e rotazioni per tutte quante. È positivo giocare due partite a settimana, inoltre, perché non si ha tempo per pensare troppo alla partita appena giocata: se si vince si va avanti, se si perde si analizzano subito gli errori e si volta immediatamente pagina. Non si ha tempo di soffermarsi troppo su quello che è stato nel bene e nel male, quindi bisogna essere sempre pronte a trovare nuovi stimoli per affrontare gli impegni in calendario. In Europa, poi, il livello tecnico e fisico è altissimo, e quindi giocare l’EuroLeague ci aiuta anche a preparare al meglio il campionato.

Dopo la scomparsa di Parma e la rinuncia di Orvieto all’A1, quest’anno si giocherà un campionato a dodici squadre. Questo è il segnale, forse l’ennesimo, che il movimento del basket femminile sta purtroppo attraversando un momento di difficoltà: da Capitano della Nazionale, e come una delle giocatrici più esperte in attività, quali potrebbero essere secondo te dei fattori che possano aiutare l’intero movimento a rilanciarsi?

È difficile dirlo perché posso immaginare le difficoltà, soprattutto economiche, di alcune società, piccole o grandi che siano, nell’andare avanti. Mi dispiace enormemente per Parma perché è una società storica, che ha vinto tantissimo, ed il suo presidente Bertolazzi è sempre stato uno dei primi a portare avanti e far crescere il movimento del basket femminile. Dispiace anche per Orvieto e per tutte le altre squadre che negli anni passati hanno dovuto lasciare. Non so se probabilmente serva più collaborazione tra le società, la Lega e la Federazione, in modo che magari alcuni costi vengano diminuiti: è logico che affrontare un campionato di A1, con tante trasferte, non è semplice per tutti, quindi ringrazio tutti i presidenti e le società che nonostante le difficoltà continuano ad andare avanti.

Le difficoltà di molte società non hanno però rallentato il progetto tecnico, soprattutto in ambito giovanile: infatti, quest’estate, le Nazionali U16, U18 e U20 hanno raggiunto importanti risultati nelle competizioni che hanno affrontato: come si può, secondo te, custodire ed implementare questo patrimonio cestistico italiano?

Di sicuro facendo giocare tante ragazze giovani ed italiane, ma credo che questo le società lo stiano già facendo. Naturalmente il risultato delle Nazionali giovanili lo dimostra. Nonostante le giocatrici non siano numericamente moltissime, il livello si sta sicuramente alzando. Questo grazie ad istruttori e tecnici preparatissimi, sia in Nazionale che nei club, che in questi anni hanno svolto un grandissimo lavoro. Sicuramente la questione è duplice: da un lato gli allenatori devono mettere in campo le giovani giocatrici italiane, ma dall’altro le ragazze devono farsi trovare subito pronte, affrontando con il massimo impegno e la massima serietà i loro percorsi di crescita sportiva. Chiaramente le società, specialmente quelle di A1, hanno voglia e bisogno di vincere subito e quindi è importante che le giovani giocatrici siano subito pronte, sia mentalmente che fisicamente, a superare le pressioni, la fatica e i momenti di difficoltà che ci possono essere nell’arco di una stagione.

Restando sul tema della Nazionale, il 19 novembre prossimo si giocherà a Lucca una partita importantissima per l’accesso alla fase finale dell’Europeo. Con coach Capobianco in panchina siete imbattute nel girone di qualificazione e, anche nelle amichevoli più impengative come quella contro gli USA, avete dimostrato grande grinta e determinazione: dove può arrivare, dunque, questa Nazionale?

Dove può arrivare non lo so: certo, abbiamo giocato delle partite importanti ma sono sempre partite di qualificazione. L’Europeo è differente, perché si giocano tre partite di fila con squadre di altissimo livello e devi vincere tutte quelle che contano. Credo che Andrea Capobianco, con tutto il suo staff, abbia fatto finora un grandissimo lavoro e devo dire che mi ha sorpreso e ho molto apprezzato la loro voglia di fare nonostante fosse la loro prima esperienza nel settore femminile. Ha innanzitutto azzerato tutte quelle presunte differenze che qualcuno pensa ci siano tra il basket maschile e quello femminile e si è dedicato completamente a noi, mettendosi subito sul nostro piano e ho potuto vedere una grande risposta da parte di tutte le ragazze, che si sono messe a disposizione con grande impegno. È un allenatore che lavora molto, che cura molto i particolari, e questo a noi è piaciuto molto, dandoci grande entusiasmo.

Quest’estate, insieme alla tua compagna di club Kathrin Ress, hai conseguito l’abilitazione di allenatore nazionale: quanto questo potrà aiutarti nel continuare la tua carriera da giocatrice?

È stata un’esperienza molto divertente perché ho visto qual’è l’altra parte della barricata: noi giocatrici spesso diamo per scontato molte situazioni che a parere nostro gli allenatori dovrebbero mettere in pratica, ma in realtà non è così. Un allenatore deve gestire tanti aspetti e non è affatto semplice. È stato un percorso molto interessante e davvero ricco di informazioni: sono stati presenti formatori e allenatori importanti e vincenti, che ci hanno spiegato in maniera semplice quella che è la pallacanestro. Ho scoperto che quel basket è molto simile a quello che è nelle mie idee, ed è lo stesso che a me piace e che ho imparato in questi anni dagli allenatori che ho avuto. Intanto, comunque, continuo a giocare e ad arricchire la mia esperienza, poi vedremo.

Mauro Giorgini 
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